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Sono anni che partecipiamo al Fuorisalone durante la Milano Design Week, e ogni volta torniamo a casa con la testa piena di idee, suggestioni e stimoli. È diventato un appuntamento fisso, di quelli che non si possono perdere. Perché Milano, in quella settimana, esplode: design, arte, moda e tecnologia si fondono, la città è viva, piena di persone da tutto il mondo, eventi ovunque, e si respira un’energia contagiosa.

Ci piace viverla fino in fondo: dalla mattina presto alla sera tardi, saltando da un’installazione all’altra, passando per aperitivi e party, cercando di non perdere nemmeno un frammento di ispirazione. Perché quello spirito di competizione creativa tra i brand, quella voglia di sorprendere ogni anno con qualcosa di nuovo, ci dà la carica giusta per tornare al lavoro con gli occhi un po’ più aperti.

Anche quest’anno ci siamo portati a casa momenti indimenticabili. Alcuni davvero sorprendenti.

Tra i nostri preferiti, impossibile non citare “Second Skin” di Aesop, allestita nella sacrestia della Chiesa del Carmine. Un’esperienza immersiva, meditativa, quasi sacra. Lì dentro il tempo rallenta, i sensi si risvegliano, e tutto – dal suono alla luce, dal profumo allo spazio – è pensato per farti sentire davvero presente.

In totale contrasto, ma ugualmente memorabile “Checkered Future: Frequency Manifest” di Vans, alla Triennale. Non era nei nostri piani, ci siamo finiti un po’ per caso, spinti dai video virali che giravano sui social. E ci ha lasciati a bocca aperta. Una botta pazzesca, difficile da raccontare: luci, suoni, specchi mobili, percezioni stravolte. Ti sdrai e vieni trasportato in un viaggio quasi psichedelico. Forte, disturbante, geniale.

All’ultimo posto – ma non per importanza – citiamo anche “Making the Invisible Visible” di Google. Le lunghissime file fuori da Garage 21 (fino a due ore!) ci hanno fatto dubitare… ma alla fine ne è valsa decisamente la pena. L’artista Lachlan Turczan è riuscito a fare magia: rendere l’intangibile tangibile. Ha dato alla luce una presenza fisica, capace di definire l’ambiente circostante. È stata un’altra di quelle esperienze che ti lasciano a bocca aperta: dentro quelle mura sembrava davvero di poter toccare la luce, persino plasmarla. Un’installazione che va oltre il design, l’arte o la tecnologia – qui si sfocia nella fisica pura. Suggestiva, poetica, quasi surreale.

Anche gli spazi, come sempre, ci hanno stupito creando il giusto mix tra contenuto e contenitore. Milano ci apre le porte dei suoi palazzi più belli – Palazzo Litta, Donizzetti, Serbelloni – ma anche di spazi abbandonati o dimenticati. Come gli ex Bagni Pubblici della Piscina Cozzi, dove 6:AM Glassworks ha allestito “Two Fold Silence”, una collezione di oggetti d’arredo immersa in un’atmosfera sospesa tra passato e presente. Il risultato? Magico. Ed è lì che capisci quanto il luogo conti, quanto possa esaltare (o spegnere) un progetto.

Ma, come ogni anno, ci sono anche cose che ci hanno fatto riflettere.

Il tema ufficiale del Fuorisalone 2025 era Mondi Connessi. Prometteva un focus su tecnologia e intelligenza artificiale… ma a conti fatti, poca roba davvero interessante. Salviamo sicuramente l’installazione “Design You Can Feel” di Asus, realizzata dallo Studio INI: uno spazio interattivo, poetico e intelligente in cui l’AI diventa strumento espressivo, e non fine a sé stessa. Un’esperienza che ha lasciato il segno.

E poi, la questione dell’inclusività. Il Fuorisalone è sempre stato percepito come l’evento “aperto” di Milano – a differenza della Fashion Week, che è decisamente più chiusa e selettiva. Quest’anno, però, qualcosa è cambiato. Abbiamo avvertito una certa confusione, troppi eventi poco attinenti al design vero e proprio, code infinite e tantissimi “cacciatori di gadget” guidati dai trend social. Il rischio? Che chi lavora davvero in questo settore si senta più spettatore che protagonista.

Nonostante tutto, il bilancio resta positivo. Insomma, anche quest’anno il Fuorisalone ci ha dato tanto: idee, emozioni, visioni. E ci ha ricordato perché amiamo questo lavoro. Alla prossima edizione, già non vediamo l’ora.